Viaggio alla scoperta dell’Acqui in un territorio “bollente”
Acqui Terme è definita “la bollente” perché è una delle più rinomate località termali del Piemonte, e ne è testimonianza la fontana più famosa e fotografata del territorio posta nel centro storico, dalla quale sgorgano 560 litri al minuto di acqua sulfurea a circa 75 gradi. Vi assicuro che è davvero ustionante; siete avvisati.
Per tre giorni dal 03 al 05 settembre Acqui terme ha ospitato gli “Acqui wine days”, manifestazione che ha visto coinvolti produttori, cantine, osterie, il Consorzio Tutela Vini d’Acqui, associazioni e istituzioni all’insegna della promozione del Monferrato e dei suo vini.
L’evento è stato il segno della volontà di rilancio di un territorio talentuoso, patrimonio Unesco, che merita di essere comunicato e valorizzato.
E anche nonostante il periodo pandemico, Acqui Wine days ha dato un segnale forte e chiaro; il Monferrato deve acquisire maggiore consapevolezza del suo immenso e sconosciuto potenziale e raccontare al mondo anche le tipicità dell’acquese in un’ottica di sviluppo del turismo enogastronomico.
Il protagonista è stato proprio l’Acqui in tutte le sue declinazioni, vitigno aromatico dal quale si producono il Brachetto d’Acqui Spumante Rosé brut, il Brachetto d’Acqui, l’Acqui rosso Docg e il Dolcetto d’Acqui.
Ospite del Consorzio Tutela Vini d’Acqui e dell’Enoteca regionale Acqui “Terme e vino”, lo straordinario e appassionato sommelier Alessio ha guidato me e i partecipanti in un percorso di degustazione davvero entusiasmante attraverso la storia del territorio e curiosi aneddoti.
Siamo partiti dal Brachetto d’Acqui Spumante Rosé brut, prodotto unico perché realizzato da sole uve 100% Brachetto, inebriante per il suo colore rosa cipria e le bollicine persistenti.
E’ perfetto a tutto pasto, ma noi lo abbiamo provato abbinato ad un filetto baciato tipico del territorio. Prodotto di eccellenza nato dall’intuizione di Malò, un macellaio locale, che nei primi del ‘900 fece stagionare il filetto avvolto nella pasta di salame.
Siamo poi passati a un Dolcetto d’Acqui strutturato, elegante e complesso, che abbiamo abbinato a un salame artigianale e a una superba Robiola di Roccaverano.
Ma la vera sorpresa per me è stato l’Acqui rosso secco!
Credetemi se vi capita di trovare una bottiglia compratela perché vi sconvolgerà.
Il naso vi porterà al luna park olfattivo, il vostro cervello penserà di bere un vino dolce e stucchevole e invece impazzirà perché e un rosso secco molto speziato.
Avrete una vera e propria crisi di identità sensoriale, e sarete felicissimi di questo stato confusionale. Sarà divertente sperimentare abbinamenti insoliti.
La degna conclusione non poteva che essere un Brachetto d’Acqui, rassicurante nei profumi e gusti attesi, con la sua inconfondibile dolcezza e aromaticità tipica del vitigno.
Noi abbiamo mangiato degli amaretti in accompagnamento e mi sento di suggerire in ogni caso dolci non troppo zuccherini e cremosi, piuttosto paste secche, magari una bella torta di nocciole, per completare questo splendido quadro monferrino.
E con questa immagine ricordo di una stupenda esperienza degustativa e culturale insieme ad Alessio e alla mia compagna di enoturismo, Laura Norese, vi aspetto ai prossimi Acqui Wine days 2022.
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