Pitti Taste di Firenze (4-6 febbraio 2023) e Salone del gusto di Torino (22-26 settembre 2022), due delle più importanti manifestazioni enogastronomiche nazionali a confronto.
Ho voluto comparare queste due fiere dell’enogastronomia italiana di eccellenza dal respiro internazionale analizzando le location, l’organizzazione, i produttori e il pubblico.
PITTI TASTE – Firenze
LA LOCATION
Il Pitti Taste – aperto al pubblico e agli operatori del settore – per il secondo anno si è svolto presso la Fortezza da Basso, complesso rinascimentale logisticamente strategico perché a pochi passi dalla stazione Santa Maria Novella e non lontano dal centro storico. Collocazione ideale per immergersi nella Firenze più autentica, gremita di turisti da ogni parte del mondo. Una location dotata di spazi molto ampi che, rispetto alla precedente Stazione Leopolda, hanno consentito agli espositori di avere un maggiore distanziamento tra i vari stand e al pubblico di poter visitare agevolmente senza assembramenti. VOTO: 8,5
ORGANIZZAZIONE
Il sito web ufficiale è di difficile fruizione, a partire dalla registrazione per l’acquisto dei biglietti che differiscono tra pubblico, professionisti e stampa, per i quali i primi sono paganti e gli altri no, ma buyer e addetti del settore devono non solo inviare la propria visura camerale ma allegare anche una fattura di acquisto emessa da una delle aziende presenti al Taste. Una selezione del pubblico è corretta e giustificata per tenere alto il livello della manifestazione, ma mi sembra davvero eccessivo, anzi un vero e proprio nonsenso perché l’obiettivo di partecipare a tali fiere è quello di conoscere nuovi fornitori e non di ritrovare gli stessi dai quali già si acquista. Almeno, questa è la mia opinione. Probabilmente i più fortunati sono i giornalisti che devono solo specificare la testata accreditata per la quale scrivono. I blogger invece devono dribblare con maggior fatica perché i blog non sono testate giornalistiche riconosciute e registrate in Tribunale. Il catalogo degli espositori pubblicato sul sito è completo ma richiede costantemente i propri dati di registrazione tra una ricerca e l’altra; il che comporta o di abbandonare dopo qualche tentativo o di aprire un’altra finestra su Google per navigare. Assurdo!
Arrivati all’ingresso della Fortezza da basso, si rimane un po’ smarriti tra le file per gli accrediti del pubblico, della stampa, dei buyer, per il guardaroba, ma soprattutto lascia perplessi un banco allestito con tasche e calici di degustazione dei vini abbandonato a sé stesso in un angolo. Da appassionati di vini e affini abbiamo colto prontamente l’opportunità e – nonostante gli operatori dello staff non sapessero indicarci dove si trovava l’area degustazione – ci siamo lanciati fiduciosi ed entusiasti alla scoperta delle eccellenze nazionali. Ben 500 le aziende presenti tra agricoltori e produttori di articoli per allestimenti e packaging prodotto.
Un cappello buffo, colori sgargianti, allestimenti accattivanti si rivelano sempre una leva potentissima per attrarre il pubblico e distinguersi tra centinaia. Anche perché in questi padiglioni la qualità non è messa in discussione – è altissima -, ma per farsi notare in un grande mercato di élite è fondamentale adottare qualche strategia di marketing prorompente e fuori dagli schemi.
Nei padiglioni all’interno della Fortezza i produttori erano posizionati senza alcun filo logico, né per tipologia di prodotto e tantomeno di provenienza regionale. Solo qualche cartello ogni tanto indicava delle macro-categorie. Insomma non è stato semplice destreggiarsi tra le varie zone espositive. Solo al termine della visita abbiamo appreso che non esisteva alcuna area degustazione vini, non abbiamo incontrato viticoltori, ma tante distillerie e liquorifici. Perché mettere a disposizione un calice per vini se poi ci sono solo amari, liquori e gin in esposizione, che si potrebbero assaggiare in un bicchierino compostabile direttamente al banco del produttore? Ironia della sorte noi con tasca e calice non abbiamo bevuto e anche altre persone di nostra conoscenza non hanno potuto assaggiare alcun distillato o digestivo perché non avevano il calice (da vino).
Molti ed interessanti gli “eventi off” per un “Fuori di Taste” allargato a ristoranti, enoteche, bistrot, botteghe, e parecchi i laboratori e i talk a tema.
E i bagni? Pochi e introvabili anche con una mappa alla mano.
Ho apprezzato invece tantissimo l’area di vendita prodotti all’uscita, cosa che ha permesso ai visitatori di non girare con le buste in mano e di non creare assembramenti e problemi per i pagamenti, e che ha raggruppato una parte di prodotti in un’unica zona con le casse. Purtroppo però solo una minima parte dei prodotti in fiera era presente nell’area vendita, presumo anche per la percentuale rilevante trattenuta dal Taste su ogni acquisto. Peccato, un’occasione mancata, oppure una dichiarazione di intenti per far diventare il Taste una manifestazione più orientata al business e dedicata ai buyer e molto meno al pubblico di appassionati e gourmet. VOTO 7.
PRODUTTORI
La presenza di aziende agricole e artigiani di eccellenza da nord a sud è il vero fiore all’occhiello di Pitti Taste, nel quale ogni anno confluiscono sempre più produttori ad elevare il livello di questa fiera. Quanta meraviglia, quanta bellezza, quanta tradizione e innovazione, quanta gioia per gli occhi e le papille. Un maggiore coinvolgimento del pubblico da parte di alcuni produttori sarebbe stato gradito. Perché si sa, la pubblicità è l’anima del commercio. VOTO: 9
Ho apprezzato moltissimo la masterclass gratuita sull’olio extravergine organizzata da Evoo School; in circa 30 minuti è stato offerta al pubblico una panoramica sul mondo dell’evo con degustazioni annesse.
PUBBLICO
Complice il biglietto a € 20,00 e la selezione stringente, il pubblico era composto da persone estremamente interessate alle produzioni delle aziende e non solo agli assaggi. Molto positiva la presenza di tantissimi buyer nazionali e internazionali, nella speranza che diventino veri e propri ambasciatori del Made in Italy nel mondo e che in futuro non si debba più sentir parlare di “italian sounding”. VOTO: 8
SALONE DEL GUSTO – Torino
La prima edizione risale al 1996, che ne fa la manifestazione enogastronomica italiana più importante a livello internazionale aperta al pubblico e agli operatori del settore.
LOCATION
Dal 1996 e per quasi tutte le edizioni il Salone del gusto si è svolto tra i padiglioni del Lingotto di Torino, mentre l’esperimento “on the road” del 2016 tra il centro storico e il Parco del Valentino, ha ispirato gli organizzatori a portare la scorsa edizione al Parco Dora, un’area post-industriale di circa 35 ettari sorta sulle ceneri degli stabilimenti della Fiat. Una location interessante dal richiamo urbano di città come Berlino, che ha diviso il pubblico tra le polemiche di molti detrattori e i commenti positivi di un’edizione da record. Considerata l’estensione smisurata della location, sarebbe ideale dotarsi di monopattino elettrico da infilare all’occorrenza nello zaino tra un padiglione e l’altro, perché diversamente se si intende visitarlo in una giornata dovrete mettere in conto di arrivare a fine serata sfiniti o con le stimmate ai piedi. Personalmente ho amato molto questa edizione all’aperto in un luogo iconico, che sarebbe perfetto per un tour alternativo tra le guide locali. Chissà se sarà riconfermata per il 2024! VOTO: 8
ORGANIZZAZIONE
Il sito web della kermesse è ben strutturato e il catalogo espositori è facilmente fruibile.
Riuscire a rendere perfetta la macchina organizzativa di una manifestazione grandiosa in quanto a numeri e rilevanza internazionale, è davvero complicato. Lo è anche maggiormente tenuto conto della presenza di “Terra madre” e di tutto quanto muove “Slow food” con i suoi presìdi e gli operatori delle delegazioni provenienti da qualunque parte del mondo. Piuttosto dispersivo per le dimensioni del sito, ma i padiglioni erano suddivisi per regione e nazione, e una mappa consentiva di districarsi agevolmente tra i vari spazi. Tanti furgoncini colorati di cibo di strada tipico hanno rallegrato l’atmosfera di un settembre rovente, intervallato da qualche pioggia. Molto apprezzata l’area degustazione vini curata con grande competenza e professionalità dai sommelier Fisar. Tantissime le occasioni formative dai workshop ai laboratori del gusto sia gratuiti che a pagamento. La carenza di bagni e la mancanza di punti Pos per prelevare denaro contante hanno inficiato la perfetta riuscita dell’evento. Siamo certi però che se dovesse essere riconfermato il Parco Dora per l’edizione 2024 verranno apportate delle migliorie per fruire con maggiore piacevolezza del Salone. VOTO: 7,5
PRODUTTORI
Tutto il mondo è servito alla tavola del Salone del gusto di Torino tra presìdi da tutelare, prodotti bio, Pat, Dop, Igp, Docg. Una miscellanea di tipicità da ogni angolo d’Italia e da qualunque latitudine. Delegazioni composte da partecipanti in abiti tipici hanno invaso Parco Dora portando colori e allegria in una Torino sempre più volitiva. Il più grande mercato di eccellenze enogastronomiche a cielo aperto. VOTO: 9,5
PUBBLICO
Il Salone del gusto – aperto al pubblico e agli operatori del settore – nell’edizione al Parco Dora non prevedeva un biglietto, era interamente gratuito, a differenza del passato nelle edizioni del Lingotto in cui era arrivato a costare € 25,00. Il fatto che non si paghi un biglietto presenta il vantaggio che i visitatori hanno più budget a loro disposizione per gli acquisti, ma per contro il pubblico è estremamente variegato e nel mezzo molti fanno razzia di assaggi spesso senza acquistare con il rischio di far passare la manifestazione per una sagra di paese. VOTO: 7,5
In conclusione, entrambe le manifestazioni sono una benedizione per il comparto agroalimentare italiano di eccellenza e ben vengano altri centinaia di questi eventi.
Noi torinesi, anzi noi piemontesi, dovremmo avere maggiore consapevolezza di questa preziosa kermesse del gusto, anche con le sue criticità da migliorare. Siamo spesso critici severi di quanto accade all’ombra della Mole perché abbiamo l’ambizione di dover fare sempre bella figura, ma senza fare troppo rumore. Quindi amici sabaudi, stimiamoci e incoraggiamoci.
Arrivederci al Taste e al Salone del gusto 2024.
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